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Dietro la maschera o il potere di una donna

copertina

Dietro la maschera o il potere di una donna

In appendice: Come accadde che andai a servizio
Autore: Louisa May Alcott
Pubblicato nel 2014
Pagine 194
ISBN 9788867403684

 

Archivio

 

 

Il Libro

“Io sono una strega e, un giorno, il mio travestimento cadrà e voi mi vedrete quale sono realmente: vecchia, brutta, cattiva e perduta. Guardatevi da me, finché siete in tempo. Vi ho avvertito. Ora amatemi a vostro rischio e pericolo.”

“Dietro la maschera” è un ingranaggio perfetto di suspense e machiavellico ingegno. In un’aristocratica famiglia inglese fa il suo ingresso Jean Muir, istitutrice dall’aria ingenua, ma il suo arrivo nasconde qualcosa, un dramma privato che attira la curiosità dei giovani rampolli di casa. La ragazza è gentile con tutti, ma talvolta la sua lingua biforcuta scatta incontrollabile, lanciando misteriosi e inquietanti avvertimenti.
Poco alla volta, grazie ai suoi modi e alle sue qualità, l’istitutrice si guadagna la fiducia dei vari membri della famiglia. Solo allora ognuno capirà che è ormai troppo tardi per difendersi dalla trama diabolica che Jean andava tessendo alle loro spalle…

Completa l’edizione “Come accadde che andai a servizio”, il racconto autobiografico in cui la scrittrice americana rivela, in modo ironico e disperato, la sua giovanile esperienza come dama di compagnia.

A cura di Sergio Calderale
Traduzione di Pier Francesco Paolini

Rassegna stampa

“Quando la biografa Leona Rostenberg, nel 1943, incominciò a passare al setaccio le lettere di Louisa May Alcott, forse non si aspettava di scoprire che l’autrice del moralista e ‘sdolcinato’ (lo ammise lei stessa) Piccole donne aveva scritto sotto il nom de plume A. M. Barnard thriller psicologici intrisi di sangue e vendetta. La scoperta getta una nuova luce sulla Alcott, lettrice di E. A. Poe e convinta femminista. Riappare questo suo lato in Dietro la maschera, ora pubblicato insieme all’inedito Come accadde che andai a servizio, l’autobiografica esperienza della Alcott governante. […]Alcott, che scelse la clandestinità per difendersi dagli attacchi dei puritani che le sconsigliavano temi scabrosi. Tirò dritto per la sua strada, riversando nei personaggi le rivendicazioni di tante donne in età vittoriana: per questo, dietro la maschera dell’arrivista, Jean Muir non può che risultare simpatica, metafora della lotta contro il perbenismo.”
Camilla Gaiaschi – “D” di Repubblica

“Dimenticate Piccole Donne, la saggia Meg, la dolce Beth, la sognatrice Jo e la bella Amy. Louisa May Alcott non scriveva solo storie edificanti, ma anche thriller psicologici, noir e romanzi a tinte forti. Come Dietro la maschera appena pubblicato da Robin insieme a un inedito racconto autobiografico dal titolo Come accadde che andai a servizio.
Se Louisa aveva vissuto un’esperienza disastrosa quando, a 17 anni, aveva lavorato come dama di compagnia per aiutare a mantenere la sua famiglia, forse Jean Muir, protagonista del libro, può essere vista come il suo alter ego. Apparentemente giovane, bella, colta e raffinata, Jean in realtà è una femme fatale che si fa assumere da una famiglia aristocratica per sposare l’anziano zio ricco, ma che userà ogni trucco per far innamorare tutti gli uomini della famiglia, in modo da vendicarsi del loro disprezzo e umiliarli insieme alle loro fidanzate.
[…] I suoi romanzi segreti, riscoperti e ripubblicati in America negli anni ’70, hanno suscitato l’ammirazione anche di un re dell’horror come Stephen King.”
Emanuela Meucci – Libero

“Perché Piccole donne, con tutti i suoi seguiti fino a Piccoli uomini, e soprattutto la sua autrice, Louisa May Alcott (1832-1888), sono ben diversi dall’immagine edulcorata e buonista che ci è stata offerta.
Ovvero: la saga di Piccole donne, con la rinuncia finale di Jo a fare la scrittrice per sposarsi, sembrerebbe il Manifesto della sottomissione femminile e della vocazione al sacrificio. In realtà sono, da una parte, il perfetto ritratto di come si pretendeva che una donna fosse nella società puritana statunitense dell’Ottocento.
Dall’altra, a leggere bene, esprime l’impossibilità, per qualsiasi donna intelligente di resistere senza sofferenza in quello schema.
Per capire meglio quali fossero davvero le idee di Louisa, vi suggerisco di leggere un romanzo esilarante, Dietro la maschera, da poco edito da Robin.
Il titolo è illuminante perché svela chi fosse davvero la Alcott e in quale tremendo equivoco ci siamo cacciati tutti: per molti anni la scrittrice pubblicò, sotto lo pseudonimo di A.M. Barnard (che doveva far pensare, com’era prassi all’epoca, a un autore maschile), una serie di terrificanti “racconti di sangue e forti emozioni”, il cui merito non era tanto di aderire allo stile neo-gotico dell’epoca. Ma di svelare l’ipocrisia e la violenza (spesso non repressa) della società borghese, in cui, in fondo, perfino agli uomini venivano imposti ruoli troppo stretti, così che, inevitabilmente, tutti finivano col fare qualcosa di proibito, pagandone poi un prezzo altissimo nel caso si fossero fatti beccare.
Dietro la maschera racconta la vicenda di un’attrice che si finge una povera e giovane governante (con tanto di denti e ricci posticci) per sposare un vecchio baronetto. In realtà, nella serva che inganna il nobile babbeo e i suoi supponenti nipoti non ci sarebbe nulla di nuovo: praticamente tutta la Commedia dell’arte è costruita su questo topos.
La differenza è che Jean Muir, la protagonista, non solo è davvero perfida e riesce a sfaldare una famiglia prima molto unita. Ma alla fine trionfa.
E questa è la sostanziale differenza: nei polpettoni puritani il “male” non trionfa. Anche se, come hanno svelato le altre grandi scrittrici anglosassoni dell’Ottocento, da George Eliot a Jane Austen, il trionfo della morale comune non coincide affatto con quello del bene.
Anzi. La Alcott, che, per problemi familiari, dovette andare davvero a servizio (in coda al romanzo c’è il suo resoconto su quell’esperienza), è bravissima non solo a svelare le miserie umane dei vari personaggi. Ma soprattutto a denunciare l’insostenibile classismo della società britannica: lo risolve con la “vendetta” personale della protagonista e non postulando un movimento di protesta.
E questo, se non aiuta la politica dei diritti, fa bene all’arte: il romanzo è un gioiellino.”
Valeria Palumbo – Persona e danno

“Non dimenticatevi Piccole donne, come sareste tentati di fare. Se Louisa May Alcott si presenta sotto tutt’altra veste in un thriller che il New York Times ha definito ‘un capolavoro’, è proprio per affrancarsi dalle perbeniste regole vittoriane che ingabbiavano le sorelle March e quindi anche lei, schiava del gradimento del pubblico.
Prima di trovare il successo, la scrittrice americana aveva potuto seguire la sua più sincera, e segreta, ispirazione letteraria, fatta di storie cupe, percorse da personaggi spietati, disposti a mentire e uccidere pur di trovare posto nella buona società o per coronare una passione amorosa.
Per gli appassionati delle prime volte, l’edizione offre anche un racconto inedito in italiano, l’autobiografico Come accadde che andai a servizio, in cui la Alcott racconta con grinta e molta verve la sua tragicomica esperienza come dama di compagnia, vissuta a soli diciannove anni nella casa di un ricco avvocato dimostratosi molto meno perbene di quanto il suo ruolo sociale avrebbe dovuto garantire. Tutto materiale prezioso per le vendette che si sarebbe presa in racconti come Dietro la maschera.
Booksblog

“ […] Cosa cela Jean Muir dietro la maschera della rettitudine e dell’abnegazione? Lo scopriremo leggendo questo gustosissimo racconto, pubblicato nel 1866 da una certa (o un certo) A. M. Barnard. Si faceva chiamare così, sotto pseudonimo, la giovane Louisa May Alcott, celeberrima e osannata autrice di Piccole donne, irreversibilmente attratta dalle atmosfere gotiche e dagli intrecci cupi, che per niente si addicevano alle ragazze di quell’epoca pervasa da moralismo, conformismo e bon ton. Bene, la Alcott, anzi il suo alter ego Barnard, seppure in clandestinità (per deviare i colpi dei puritani che sconsigliavano alle donne di trattare temi scabrosi, incitandole viceversa a disquisire esclusivamente di focolari domestici), dette il meglio di sé in questo genere noir dai risvolti psicologici, ergendosi per carattere e vigore di contenuti a paladina del femminismo nel grigio olezzo vittoriano. […] È la rivalsa della donna e della femme fatale (nonché della Alcott tout court) nei confronti di una società preclusiva, prepotentemente fallocentrica, incondizionatamente repressiva. Una vendetta che si consuma nella pratica dell’umiliazione sottile rivolta alla borghesia del tempo, che lentamente vediamo sgretolarsi e ridicolizzarsi sotto la penna arguta che muove ad arte la scrittrice. […]”
Lucia Ravera – Mangialibri

“Un ingegno per la suspense, non solo per i romanzi di formazione. Questo racconta Dietro la maschera di Louisa May Alcott (traduzione di Pier Francesco Paolini, a cura di Sergio Calderale): il talento giovanile della scrittrice che ha inventato Piccole donne.
S. B. – Il Corriere della Sera