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copertina

Ricatto in laguna

Autore: Luisa Conz
Pubblicato nel 2012
Pagine 240
ISBN 978-88-7371-980-9

 

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Il Libro

Venezia con le sue tre diverse fisionomie – Centro Storico, Mestre e Marghera – è la sede di un complicato intreccio di situazioni che si sviluppano attorno alla morte di un imprenditore colpito da infarto mentre guarda una fotografia e da quella di un ragazzo trovato morente con un grumo di terra in mano. Entrambi i decessi indirettamente coinvolgeranno un eccentrico veneziano, Ermete Switzner, e un gruppo di suoi amici, operai in cassa integrazione.
Ermete è proprietario del palazzo nel quale è deceduto l’imprenditore e gli operai sono inquilini di un condominio di Marghera, di proprietà dello stesso imprenditore. Nella ricerca delle cause e dei responsabili dei due decessi, i cinque amici dovranno affrontare lo storico problema dell’inquinamento del suolo di tutto l’entroterra veneziano – inquinamento provocato, a partire dagli anni ’50, dallo smaltimento dei rifiuti tossici delle industrie chimiche di Porto Marghera – e arrivare in contemporanea a individuare l’identità di personaggi legati fra di loro da interessi personali che vanno dal gioco d’azzardo, all’illegale utilizzo dei terreni inquinati fino allo sfruttamento della prostituzione.
Un giro di prostitute, di extracomunitari sia bianchi che di colore e alcuni storici amici del veneziano faranno da supporto alle ricerche dei cinque amici fino alla soluzione finale del problema.

 

Rassegna stampa

“Scrittura veloce, schietta, diretta, ma non priva di profondità, soprattutto quando ci si accorge di essere presenti nel territorio, descritto così bene da poterne sentire presenze e odori. Tra le vie asfaltate delle città si fa strada il carattere curioso di Ermete che gli spalanca le porte, liberandolo dai pregiudizi. Un viaggio in una realtà che si respira nelle cronache nere dei giornali e tra i discorsi della gente, tracciato da una donna che ha visto quasi tutti i deserti del mondo, ma che poi è sempre tornata a casa, tra le sue sorelle.”
Vera Mantengoli – La Nuova di Venezia e Mestre
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