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«Mi chiedevo se quei freschi genitori o nonni o zii o amici che fossero, non vivessero una condizione di rincoglionimento acuto condizionato. Poi, un’alba di un giorno di fine inverno, nella quale lei si era appena riaddormentata dopo un “Bimbolatbon numero uno”, mi sorpresi anch’io a coccolarla pronunciando vezzeggiativi con tonalità folli: benvenuto nel club dei coglioni, mi dissi.»
È il duemiladodici e Luigi Casarini, ormai non più giovane, vive l’anno più importante e caotico della sua vita e, proprio per ricordarselo per sempre se già non gli bastassero di quell’anno una nascita e una separazione, mette insieme qualche narrazione del passato e del presente: fidanzato e coniuge fallito, figlio e padre, amico di lungo corso e nemico di divise e documenti, ci racconta, oltre ad alcune vicende non sappiamo quanto vere della sua e di altre esistenze, di un modo di vivere del passato disordinato e talvolta tragico, ma emozionante (e non solo perché si era giovani) e di uno presente ipernormato però non meno tragico, affollato di cose e contatti ma ingessato e monotono (e non solo perché giovani non lo si è più).
Meno male che ci restano i bambini, forse loro sapranno come rianimare almeno un po’ il mondo umano.
