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La storia è dall’altro lato della strada

copertina

La storia è dall’altro lato della strada

Autore: Ivan Bonfanti
Pubblicato nel 2013
Pagine 406
ISBN 978-88-6740-248-9

 

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Il Libro

A rileggere gli articoli qui raccolti non si rivive solo il dolore, il vuoto personale che la sua scomparsa ha lasciato in chi lo ha frequentato per motivi di lavoro, che ne ricorda la forte personalità, la franchezza, l’umanità, il coraggio. […] Perché gli scritti di Ivan Bonfanti fanno testo, un testo che andrebbe studiato da chi intraprenda questo mestiere che richiama oggi alla memoria La terra desolata di T. S. Eliot. Come gli articoli di pochi altri, quelli del Bonfanti dovrebbero essere inclusi nei curricula di studi delle scuole di giornalismo.
Giornalisti non si nasce, si diventa ed io non so davvero quando sia diventato giornalista Ivan Bonfanti perché lo era già a venticinque anni quando incominciò a collaborare allo sport di “Liberazione”, da me diretto, nell’autunno del 1996. […]
Dalla prefazione di Lucio Manisco

A cura di rosa Mordenti

Ivan Bonfanti è nato a Roma il 20 marzo 1971, ha studiato al Liceo Tasso e alla Sapienza (Scienze Politiche). Nel ’95 ha cominciato fare il giornalista con un’agenzia che seguiva lo sport locale anche per “Il Messaggero”. Dal ’96 ha lavorato a “Liberazione”, prima allo Sport e poi agli Esteri sotto la direzione di Lucio Manisco, Sandro Curzi e Piero Sansonetti. Così è diventato un inviato di guerra che ha fatto su e giù per i Balcani, l’Afghanistan e il Medio Oriente, fino ad affermarsi come specialista del conflitto arabo-israeliano in cui sapeva cogliere drammi e speranze delle persone, a Gaza come a Gerusalemme, al di là e al di sopra di bandiere, ideologie e scontri di civiltà. Tra il 2005 e il 2007 ha lavorato a Bruxelles per il gruppo di Rifondazione comunista-Sinistra Unita al Parlamento europeo, dove curava anche l’inserto “Uè”. È stato il primo in Italia, con “Liberazione Animale”, a fondare un inserto animalista. Lavorava in un giornale di partito ma non è mai stato un uomo di partito. Nel giorno dell’elezione di papa Ratzinger ha immaginato il titolo “Il pastore tedesco” passandolo ai colleghi de “il manifesto” che ne hanno fatto una delle prime pagine più celebri del giornalismo italiano. È morto a Vienna il 19 luglio 2008.