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La nave delle cicale operose

copertina

La nave delle cicale operose

Una narrazione
Autore: Anna Santoro
Pubblicato nel 2012
Pagine 448
ISBN 978-88-7371-974-8
€ 18

 

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Il Libro

“Forse una sera saremo tutti vicini, fermi, a guardare il mare. Prendiamo la nave, dirà Luciuzza lanciando lei il segnale. Com’è giusto che sia. La nave? Chiederanno gli altri. E Mita spiegherà. Raccontano i napoletani, un tempo burloni e spiritosi come pochi, di una nave scomparsa in una sola notte. Del resto, da noi, anche una montagna in una sola notte è sorta.”

Navi che arrivano, altre che partono. A spostarsi sono donne e uomini che puntano alla costruzione di un nuovo vivere.
Anna Santoro le chiama cicale operose, persone cioè che amano la vita e l’impegno di costruirla, prive della vocazione al comando propria delle distruttive formiche. Grazie a una scrittura appassionata, incalzante e cruda ma anche tenera e divertita, l’autrice rappresenta, attraverso le vicende dei suoi protagonisti (Dora, Mita, Giò, Gennaro, Mena, Annamaria, e Daniele, Pasquale e Rosaria, Roberto e Elisa, Risella e Peppe, Andrea e Francesca), avvenimenti ambienti sapori e gesti, che ci riportano il clima e la mentalità dei primi anni del ’900 la guerra il dopoguerra la lotta per la casa a Napoli la freschezza e la drammaticità del ’68 l’emigrazione in Germania il movimento femminista un viaggio in America la strage di Bologna il terremoto a Napoli le elezioni dei sindaci del ’93 l’avvento della destra al governo l’11 settembre la guerra, e anche l’uscita di film libri spettacoli, tutte tappe importanti di crescita. Fino ad arrivare ai primi anni del 2000. A questo punto, la narrazione si ferma, e gli eventi sono mostrati nel loro svolgersi, alla ricerca del senso del vivere, il che, per i protagonisti più avanti negli anni, è occasione di rilettura delle cose, e, per i più giovani, di scelte e di rinnovato slancio.
Tra scontri e incontri generazionali, angosce interrogativi dubbi, ancora una volta il mare il viaggio la nave (centro della narrazione è Napoli) offriranno un’opportunità assolutamente fantastica, sia pure, di questi tempi, significativa.

 

Rassegna stampa

“La Santoro è brava ad intrecciare l’umanità dei personaggi con la dinamica della Storia, che incalza i protagonisti con le sue date e le sue tragedie. Pure se nelle oltre 400 pagine del romanzo ne ricorrono troppi di avvenimenti (il dopoguerra, il ‘68, la strage di Bologna, l’11 settembre…) all’autrice va riconosciuto il tentativo di aver alzato la posta in gioco, assegnando alla narrativa una destinazione civile.”
Vittorio Castelnuovo – Millepagine – Rai.it
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“Santoro rilegge la Storia attraverso un’ottica di genere, attenta alle relazioni, e, quasi evocando il non ancora (Bloch), mette in luce l’attualità del progetto politico femminista, insieme agli ideali di quanti continuano a credere nella possibilità di una politica che tenga conto dei corpi, dei desideri e bisogni. […] L’ininterrotto flusso narrativo restituisce così la ricchezza degli anni ‘60/70 fra utopia, liberazione della parola politica, esplosione dei sentimenti, insieme alla complessità degli anni ’80, con una scrittura che cerca di fermare sulla pagina fermenti e movimenti, perché l’oblio o il silenzio favoriscono l’inerzia dell’ordine esistente rispetto alle istanze sociali.”
Clotilde Barbarulli – Leggere Donna, n.157, ott.-dic. 2012

“Anna Santoro, finora, ha spaziato nella poesia, nella narrativa, ma anche nella cultura “militante”, quella che promuove eventi e percorsi per la diffusione della letteratura: ad esempio, un grande impegno biobibliografico per conservare memoria della scrittura femminile (ed anche questa esperienza è molto presente nell’ultimo romanzo), o le carovane di poesia, o le letture pubbliche, nelle biblioteche ed anche in luoghi meno “deputati”. Con questa narrazione, è come se Anna Santoro si accingesse a fare ordine.”
Patrizia Melluso – Il paese delle donne on line
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”[…] Rileggendo la storia attraverso un’ottica di genere, fino agli amari interrogativi attuali, Santoro si specchia nella Storia con gli interrogativi propri di chi ha agito e vuole agire nel mondo. Mette in luce l’attualità del progetto femminista, insieme agli ideali di chi continua a credere nella possibilità di una politica che tenga conto dei desideri dei bisogni e delle molteplici esperienze. […]”
Clotilde Barbarulli – Le Monde diplomatique (il manifesto)