La poesia come palliativo per contrastare la minaccia di un vuoto saturo di presentimenti. Una stanza semi-ammobiliata in cui fermarsi un istante e respirare.
La poesia è la piccozza alla quale ci aggrappiamo per tentare di mantenere un equilibrio che non sappiamo desiderare. Il nostro coraggio supera ciò che siamo disposti a sacrificare.
La poesia, perché no, come trucco per capire se effettivamente ne valga la pena. Un artificio egoistico, un sublime fardello, una scappatoia per nobili vigliacchi.
Amore, bellezza, alcol, dubbio, timore, sofferenza, stupore… sono solo alcuni dei termini che caratterizzano il nucleo di questa raccolta; e l’autore, le mani colme di essi, li scaglia in giro per la stanza seguendo un fortunato ritmo muscolare che richiama l’involontario.
Ed è proprio come respirare.