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copertina

Nelle immediate vicinanze

Autore: Mario Quattrucci
Pubblicato nel 2014
Pagine 240
ISBN 978-88-6740-447-6

 

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Il Libro

Disponibile anche in ebook

Un delitto praticamente sotto casa – a Roma il trentesimo dell’anno – e l’imputazione ad un amico, trascinano Marè in una nuova inchiesta. Seguendo l’indagine del vecchio commissario conosceremo da vicino persone e situazioni “tipici” del nostro tempo, e scopriremo parte rilevante della realtà di Roma. Che è “come sempre, la stalla e la chiavica der monno, e se non del mondo almeno dell’ Italia, ma anche, ancora, il teatro di una lotta senza fine tra reazione e progresso, tra decenza e monnezza, tra persone per bene e ladri d’anime e quadrini…, tra chi ama e chi stupra. Tra chi crede in qualcosa di giusto e di pulito e chi non crede a niente se non ai soldi ai vizi e all’interesse suo…”
È la Roma cresciuta dopo “le bombe del ‘93”, inquinata dal malaffare e dalle distorsioni del potere, penetrata nel profondo dalle mafie, tarata dal vizio e dalla decadenza culturale, quella in cui Marè indaga e cerca verità. Una Città eterna in cui sembra che “i bòni avemo perso… e non c’è scampo, non c’è lòco de Roma che te scampi” perché in qualsiasi rione o quartiere tu viva, t’illudi d’essere immune dal contagio “e invece stamo co’ le scarpe ne la fanga… e crimine e criminali, malaffare e corruzione, zella pubblica e privata… te ce trovi in mezzo: e il cancro è qua, pure qua: nelle immediate vicinanze”.

Interviste

Mario Quattrucci, ospite del TGR Lazio, racconta la sua Roma criminale e il suo alter ego commissario Marè:

Rassegna stampa

“La nuova avventura di Gigi Marè, dirigente della sezione omicidi della Questura di Roma, non fa che confermare la maestria narrativa di Mario Quattrucci. E’ l’autore di diversi gialli che fanno incontrare Simenon con il Carlo Emilio Gadda di Quel pasticciaccio brutto de via Merulana, passando i sonetti del Belli e le poesie di Mauro Marè, il non casuale omonimo del commissario.”
Massimo Novelli – la Repubbica

“Insomma, come quasi tutti i “polizieschi” di Quattrucci, ma stavolta – che c’entri l’accumulo ingravescente degli anni, che c’entri l’amarezza del frantumarsi delle illusioni, o che sia stata, invece, oggettivamente, la realtà a incanaglirsi al di là di ogni previsione possibile alle origini – con una più sconsolata, perfino poetica tonalità di scuro, il vero, alto motivo di pregio di questo libro è nella maniera, questa sì, “romana”, romana del buon tempo antico, alla Tacito pe’ capisse, di rimanere, lucidamente, intignati, a far testimonianza del proprio tempo.”
Mario Massimo – Patria Letteratura
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